Le Camere di commercio presentano il progetto di autoriforma
Una riforma importante per scongiurare i tagli del Governo Renzi che, in termini di minori investimenti realizzati grazie ai fondi del sistema camerale, sono stimati in 2.500 milioni di euro in meno all'anno per le imprese: un pesante effetto recessivo per l'economia nazionale.
Un taglio corrispondenti ad una perdita di due decimi di punto percentuale di valore aggiunto ( PIL): è questa la conseguenza, per le economie dei territori, che provocherebbe l'art. 28 del DL n.90/2014 che riduce del 50% il diritto annuale che le imprese dovranno corrispondere alle CCIAA a partire dal 2015.
Al fine di illustrare le conseguenze negative per il sistema imprenditoriale italiano e presentare la propria autoriforma, martedì 8 luglio, Unioncamere ha incontrato, in pubblica audizione, la Commissione Affari costituzionali della Camera dei Deputati, nell'ambito dell’esame del disegno di legge di conversione in legge del Decreto-legge 24 giugno 2014 n. 90 recante misure urgenti per la semplificazione e la trasparenza amministrativa e per l’efficienza degli uffici giudiziari.
L'applicazione di questa norma comporta un risparmio medio per le imprese di 63 euro all'anno, pari a poco più di 5 euro al mese mentre per le ditte individuali, che rappresentano il 60% delle imprese italiane, il risparmio effettivo non supererà i 32 euro l’anno, ovvero 2,6 euro al mese.
Le conseguenze sono un mancato ritorno, in termini di investimenti, di una somma stimata di 2.500 milioni di euro, grazie alle somme immesse nel sistema economico dalle Camere di Commercio.
Inoltre si verrebbe a creare, direttamente sul bilancio dello Stato, un aggravio complessivo stimabile in circa 167 milioni di euro fra costi del personale camerale in esubero ( ricordiamo che il personale non grava sul bilancio dello stato), minori versamenti obbligatori allo stato che le CCIAA non potranno più effettuare e per minori imposte e tasse.