Camera di Commercio di Ferrara
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Comunicato Stampa n. 54 - 23 dicembre 2020

— archiviato sotto:
ultima modifica 29/12/2020 13:02

-9,7%, nel 2020, il valore aggiunto della provincia di Ferrara. - La ripresa, solo parziale nel 2021, si attesterà sul +6,3% - CAMERA DI COMMERCIO: SEMPRE STRETTA LA MORSA DELLA PANDEMIA SULL’ECONOMIA FERRARESE - Nel terzo trimestre dell’anno, indice di produzione industriale ancora negativo (-13,9% per l’artigianato e -11,2% per l’industria). Tengono le imprese alimentari, dell’elettronica e del comparto meccanica-automotive. Soffrono, in particolare, Costruzioni, Commercio e Turismo - Calano le esportazioni nei primi 9 mesi del 2020 (-19,4%)

 

E’ sempre stretta la morsa della pandemia sull’economia ferrarese: nel terzo trimestre dell’anno, indice di produzione industriale ancora negativo (-13,9% per l’artigianato e -11,2% per l’industria). Tengono le imprese alimentari, dell’elettronica e del comparto meccanica-automotive. Soffrono, in particolare, Costruzioni, Commercio e Turismo. Calano le esportazioni (-19,4%).

Questi i principali dati resi noti dall’Osservatorio dell’economia della Camera di commercio di Ferrara nel corso di una affollata conferenza stampa svoltasi alla presenza, tra gli altri, del neo commissario straordinario dell’Ente di Largo Castello, Paolo Govoni, e del direttore del Centro Studi di Unioncamere Emilia-Romagna, Guido Caselli.

 

 

Scenari di previsione

 

Valore aggiunto

2020: -9,7%

2021: +6,3%

La caduta attesa, per il 2020, del valore aggiunto della provincia di Ferrara si attesta al -9,7%. L’entità della contrazione è in linea con quanto previsto per l’Emilia-Romagna (-10,0%). La ripresa sarà solo parziale nel 2021 (+6,3%). L’andamento segue quanto previsto per l’intero paese: secondo le ultime stime di Ocse il valore aggiunto italiano dovrebbe scendere del -9,1% nel 2020, per poi riprendersi al 4,3% nel 2021.

Commercio internazionale

 

Esportazioni primi 9 mesi del 2020:

1.425 milioni di €, pari al -19,4%

 

 

Gli indicatori del commercio internazionale, elaborati sulla base delle informazioni diffuse da Istat, per i primi nove mesi del 2020 hanno confermato la tendenza negativa delle vendite all’estero per le imprese ferraresi.

Complessivamente sono state esportate merci per 1.425 milioni di euro, valore che corrisponde ad una variazione tendenziale negativa del -19,4%.

Nel solo terzo trimestre 2020 i dati mensili delle esportazioni ferraresi confermano il trend rilevato nei primi sei mesi dell’anno, con una variazione tendenziale trimestrale del -19,2% evidenziando una lenta decelerazione. Il dato finale del trimestre, oltre 447 milioni di euro, risulta essere il minimo storico della serie relativa al solo terzo trimestre.

La diminuzione su base annua dell’export risulta marcata e diffusa su gran parte del territorio nazionale. Ma Ferrara è tra le province che più hanno risentito del lockdown, anche sotto il profilo dell'export, con il peggior risultato della regione. In termini percentuali, la contrazione ferrarese risulta quasi doppia al confronto con il dato regionale (-10,6%); la provincia riduce così la sua quota sull’export dell’Emilia-Romagna al 3,2%.

La contrazione tendenziale delle esportazioni di Ferrara nei primi tre trimestri del 2020, circa 344 milioni in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, si è diffusa praticamente in tutti i settori.

Tutti le principali attività stanno registrando grosse flessioni, in particolare la voce della metalmeccanica riferita al comparto dei macchinari, ha ridotto le vendite all’estero di 176 milioni (-31,7%), rispetto allo stesso periodo del 2019, spiegando da sola la metà della contrazione complessiva. Crescono solo le esportazioni del gruppo computer e apparecchi elettronici (+22,3%), voce che rappresenta però appena l’1,6% dell’export ferrarese. Il primo settore per importanza, la chimica lascia sul terreno 18 milioni di euro, che corrispondono ad una variazione relativa del -4,3%; tra i vari prodotti inclusi nel gruppo si segnala la crescita della voce «altri prodotti chimici» (+22,5%, 31 milioni in più) ovvero poco meno della metà del valore del gruppo, che non riesce comunque a compensare la riduzione di 48 milioni dei «prodotti chimici di base, fertilizzanti e composti azotati, materie plastiche e gomma sintetica in forme primarie». In un grado di dettaglio maggiore, le altre uniche variazioni positive si registrano per materiali da costruzione in terracotta, prodotti da forno e farinacei, macchine per l'agricoltura, strumenti e apparecchi di misurazione.

Più differenziate risultano le variazioni tra i settori per le importazioni, che registrano in lieve aumento (+0,5%).

L’analisi per destinazione rileva, come ci si poteva aspettare, cali diffusi per ogni destinazione. Oltre all’arresto sui mercati europei, Germania compresa, che rappresentano oltre il 70% del totale, da segnalare soprattutto il calo delle vendite negli Stati Uniti, passati ora al terzo posto dopo la Francia. Gli USA insieme a Regno Unito, Francia e Russia sono i paesi che hanno registrato la frenata maggiore. Incrementi sono rilevati solo per India e Turchia (con quote di mercato superiori al 2%), oltre che Romania, Danimarca, Grecia e Arabia Saudita, paesi che insieme non raggiungono il 9% dell’export provinciale e non sono in grado di compensare le altre contrazioni. In India esportiamo soprattutto prodotti chimici, il cui valore è aumentato del 61% (oltre4 milioni di euro in più rispetto ai primi 9 mesi del 2019) e macchine per impieghi speciali, prodotti che hanno avuto lo stesso trend verso la Turchia.

Congiuntura settore manifatturiero

 

Produzione: -11,2%

 

Giorni di produzione assicurata: 52

 

Grado di utilizzo degli impianti: 63,9%

I risultati della rilevazione sulla congiuntura del settore manifatturiero, indagine svolta dal sistema delle Camere di commercio dell’Emilia-Romagna presso le imprese fino a 500 addetti, relativamente al terzo trimestre 2020 pur registrando ancora contrazioni per tutti gli indicatori congiunturali, rileva un forte rallentamento della caduta. Il crollo della produzione si attesta al -11,2%, la riduzione più pesante della regione, dopo Rimini. Nonostante le variazioni relative negative si siano dimezzate, risultano ancora peggiori rispetto ai dati regionali. Anche gli ordinativi e il fatturato seguono lo stesso trend. Allo stesso tempo le vendite all’estero delle imprese ferraresi che esportano, confermano la battuta d’arresto avviata già nell’ultimo semestre 2019, con indicatori che in termini relativi sembrano meno gravi rispetto alle altre variabili di controllo.

Il calo delle contrazioni della produzione si registra in tutti settori, con variazioni negative a due cifre per il sistema moda, il gruppo del legno-carta e l’industria di metalli. Il risultato del settore manifatturiero nel suo complesso risulta fortemente influenzato dalla caduta di questi settori. Il comparto delle alimentari e quello delle altre industrie che comprende la chimica e la lavorazione dei minerali non metalliferi, rilevano gli indicatori «migliori» (rispettivamente -5,4% e -4,2%). Pesante, ma ridotta della metà rispetto al trimestre precedente, la riduzione della produzione nella meccanica-mezzi di trasporto. Per le imprese artigiane gli indici risultano peggiori, mentre ii dato per dimensione evidenza una sofferenza più elevata per le imprese con oltre 10 addetti.

Poco meno di un terzo delle imprese del campione hanno stimato per il terzo trimestre una riduzione di produzione, fatturato e ordini rispetto al precedente, e due terzi rispetto allo stesso trimestre del 2019, quote in lieve miglioramento al confronto con i risultati dell’indagine di luglio.

Il grado di utilizzo degli impianti è stato circa del 64%, mentre la produzione è assicurata per 7,4 settimane, periodo leggermente superiore rispetto a quanto rilevato il trimestre precedente, ma inferiore a quello regionale di dodici giorni.

Il parziale miglioramento dell’andamento produttivo nel trimestre estivo in molti settori, condiziona il risultato finale con un saldo positivo tra chi ha valutato un aumento e chi stima una diminuzione della produzione pari al 13%. In particolare queste quote sono maggiori per le imprese con più di 10 addetti e tra le attività economiche dell’industria alimentare e della meccanica-mezzi di trasporto.

Le previsioni per i prossimi tre mesi sono orientate ancora verso una stazionarietà che non lascia intravedere una ripresa consistente. Diminuisce invece di qualche punto la quota di chi invece prevede per il quarto trimestre un aumento di queste variabili, con percentuali sempre inferiori rispetto a chi stima una diminuzione, senza eccezione per gli ordini esteri, per i quali circa il 22% degli intervistati prevedono ordini in aumento (a luglio la quota era del 27%) contro solo il 35% che indica una diminuzione (23% nel periodo estivo).

Le prospettive sono particolarmente negative per il sistema moda, le industrie del legno-mobili-carta e quelle dei metalli. Il trend non migliora per le imprese con più di 10 addetti e solo le attività economiche dell’industria alimentare, della meccanica-mezzi di trasporto e delle macchine elettriche-elettroniche hanno saldi positivi tra chi prevede aumenti e chi stima invece diminuzioni di produzione nel quarto trimestre.

Artigianato

 

Produzione: -13,9%

 

Giorni di produzione assicurata: 50

 

Grado di utilizzo degli impianti: 59,7%

 

Tra le imprese dell’artigianato manifatturiero gli indicatori risultano peggiori, con variazioni sempre più gravi rispetto alle imprese dello stesso comparto e ai dati regionali, comunque in rallentamento così da approssimarsi a questi valori. Produzione e fatturato registrano contrazioni superiori al -13% (a luglio erano attorno al -24%).

Dal punto di vista della consistenza, le imprese artigiane si riducono, con una velocità rallentata rispetto allo scorso anno (-90 unità negli ultimi 12 mesi contro le -162 unità dell’anno precedente), ma più rapidamente rispetto al complesso delle imprese attive al registro delle imprese. Tra il 2012 e il 2020, le sedi d’impresa attive ferraresi sono calate di -3.132 unità, mentre il saldo delle sole artigiane è stato di -1.241. In termini relativi la variazione negativa per l’artigianato (-12,8%) è stata più elevata rispetto al resto della struttura economica (-9,2%), trend registrato in tutte le province della regione.

Nonostante questo decremento, dal 2010 a oggi a Ferrara sono nate 3.258 imprese artigiane ancora attive, pari al 26% di tutte le imprese costituite nello stesso periodo. Con una prevalenza nelle costruzioni (1.351 imprese), nel manifatturiero (558), nei servizi per la persona (498), nei servizi alle imprese (210) e nel turismo (192) e nei trasporti (192).

A dimostrazione del fatto che l'artigianato, contribuisce al rinnovamento della base produttiva e che non cessa di rappresentare un punto di forza capace di creare un nodo tra tradizione e innovazione.

Commercio

 

Vendite 3° trimestre 2020: -1,6%

Anche i numeri del commercio descrivono una crisi rallentata nel periodo estivo. Se già nel primo trimestre dell’anno si registravano i primi effetti del lockdown nelle contrazioni delle vendite, tra aprile e giugno gli indicatori sono peggiorati, con un andamento più pesante per il commercio al dettaglio di prodotti non alimentari.

Nel terzo trimestre rileviamo invece una contrazione minore ma diffusa nei diversi tipi di commercio (alimentare e non). Diverso l’andamento per la grande distribuzione: dopo variazioni positive altissime nel primo e secondo trimestre, registra un aumento più moderato nel terzo, sempre maggiore rispetto al dato dell’Emilia-Romagna, dove è più pesante la riduzione delle vendite non alimentari. Il risultato del -1,6% è frutto di contrazioni simili per il commercio tradizionale di prodotti alimentari e non (rispettivamente -3,4% e -3,3%) e dell’incremento della grande distribuzione, passata dal +14,2% del periodo estivo al +3,9% del terzo trimestre 2020. L’orientamento delle attese per il prossimo trimestre non è quindi omogeneo. Per il dettaglio specializzato alimentare e non, le aspettative non sembrano migliorare di molto, con il saldo dei giudizi negativo e una percentuale ancora elevata di imprese che prevedono un’ulteriore contrazione delle vendite (31/33%). Al contrario, le previsioni della grande distribuzione appaiono buone, con solo un 14% di imprese che si aspetta una riduzione delle proprie vendite, a fronte della maggioranza (52%) che stima un aumento delle vendite nel quarto trimestre, caratterizzato dal periodo natalizio. La pressione sulla base imprenditoriale resta elevata. Le imprese attive nel commercio al dettaglio erano 3.413 al 30 settembre 2020. Rispetto ad un anno prima la loro consistenza è diminuita del -2,9%, con una forte riduzione delle iscrizioni appena 62 nei primi 9 mesi del 2020, a fronte di 213 cessazioni, in rallentamento, ma sempre superiori alle aperture, così da portare ad un saldo negativi di -210 unità. Questo dato non si differenzia di molto dal valore registrato lo scorso anno alla stessa data, (-207 unità).

Costruzioni

 

Volume d’affari 3° trimestre 2020: -3,9%

Nel terzo trimestre 2020 la pandemia da coronavirus ha determinato un ulteriore calo del volume d’affari, dopo la netta inversione ai segnali di recupero che lentamente da sette anni si stavano registrando nel settore delle costruzioni. Rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno si registra un -3,9%, accelerando così la riduzione dei tre mesi precedenti (-7,1%). Allo stesso tempo, l’indicatore per il settore edile artigiano subisce una contrazione solo leggermente più grave (-5,7%). Per la prima volta dopo diversi trimestri, Ferrara mostra un andamento meno negativo rispetto alla regione, il cui volume d’affari riduce la caduta molto più velocemente. Le aspettative appaiono meno positive per il quarto trimestre, per il quale solo il 29% delle imprese intervistate prevede un aumento del volume d’affari, lo scorso trimestre la quota superava il 90%. Il saldo con chi stima invece di avere una diminuzione (17%, rimane comunque maggiore di zero e per oltre la metà del campione il volume d’affari rimarrà stazionario).

Il risultato è frutto di un sistema imprenditoriale che registra una numerosità di imprese del settore ora solo in lieve contrazione, più contenuta rispetto all’intera economia. A fronte di un calo delle iscrizioni, compensato solo in parte dalla più forte riduzione delle cancellazioni, il saldo della movimentazione, riferito ai primi nove mesi dell’anno, è sempre negativo, ma in netto miglioramento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (-14 unità, contro le -54 del 2019). Anche il trend delle imprese straniere del settore edile vede diminuire le nuove registrazioni a fronte di una più rapida decrescita del numero di chiusure che rimangono al di sotto delle iscrizioni, migliorando così il saldo positivo e la consistenza finale del settore. Stesso andamento per le imprese artigiane delle costruzioni che registrano iscrizioni in calo e allo stesso tempo riducono più velocemente il numero delle chiusure, così anche in questo caso, il saldo, pur rimanendo negativo, migliora rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (-18, contro il -92 dei primi nove mesi del 2019).

 

 

Turismo

 

 

L’effetto Covid sui primi 10 mesi del 2020 ha inciso con un -43% di turisti e un -36% di pernottamenti in provincia; nel periodo estivo si è recuperato qualche punto percentuale soprattutto sulla costa, le contrazioni rimangono gravi soprattutto nel capoluogo, sia per il turismo nazionale che straniero. In generale, i Lidi hanno sofferto meno rispetto a Ferrara città, con variazioni per il turismo nazionale si riducono al -13% per gli arrivi e al -9,7% per le presenze. Nel complesso, la costa perde comunque più di un terzo dei turisti e dei pernottamenti mentre Ferrara città riduce della metà i turisti e la loro permanenza. La componente del turismo estero ha subito, com’è ovvio, il ridimensionamento più evidente.

La movimentazione negli esercizi alberghieri risulta in forte contrazione e non risparmia neppure le strutture extra-alberghiere.

Imprese

 

 

Per quanto riguarda la dinamica dei dati di demografia delle imprese nel 2020, pur segnando una diminuzione delle cessazioni rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, si rileva un nuovo minimo storico per le iscrizioni, che rappresentano da sempre la causa principale della contrazione del sistema imprenditoriale ferrarese.

I dati complessivi a fine novembre, registrano 1.355 iscrizioni a fronte di 1.668 chiusure, con un saldo della movimentazione molto pesante (-313 unità) che fa rilevare al 30 novembre 30.988 imprese attive, con una riduzione pari al -1,0% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

Il 2020 è stato caratterizzato da un forte rallentamento delle iscrizioni (-14,5% al confronto con lo stesso periodo del 2019)) e delle cessazioni (-10,4%) che rimangono sempre più elevate rispetto alle nuove aperture. Il saldo ha raggiunto il nuovo record negativo, e il dato non tiene conto di quanto accadrà a dicembre, mese dove si concentra un numero rilevante di cessazioni (lo scorso anno il saldo annuale è stato di -283).

Unico spiraglio positivo è l’elevato saldo positivo del terzo trimestre (+112 unità), che non riesce comunque a compensare i trend in peggioramento dei primi sei mesi dell’anno. La contrazione è stata particolarmente pesante nel commercio e in agricoltura; entrambi i settori hanno registrato valori negativi un po’ più contenuti rispetto al 2019. Peggiorano invece i risultati di alloggio-ristorazione e il gruppo altri servizi.

Grazie ai trend degli ultimi mesi le costruzioni rilevano invece una lieve ripresa. Gli altri segnali positivi, molto contenuti, giungono tutti dai settori legati ai servizi. In primo luogo, il maggiore aumento in termini assoluti lo hanno registrato le attività dell’aggregato del noleggio e servizi di supporto alle imprese, seguito dalle attività immobiliari.

In termini di localizzazioni, si registrano ancora cali per le sedi di impresa (più consistenti per le attive rispetto alle registrate, mentre a livello regionale le contrazioni sono più simili). Allo stesso tempo le unità locali aumentano, specialmente quelle con sede fuori provincia.

Le imprese giovanili, nonostante una movimentazione positiva, in dodici mesi riducono la loro consistenza a 2.204 unità attive (-80 unità, pari al-3,5%), sempre a causa della perdita dei requisiti. In dettaglio si è registrato un incremento delle iscrizioni ed un numero pressoché costante delle cancellazioni, che hanno determinato un saldo positivo (+210). Tra le attività economiche, solo i servizi registrano deboli incrementi.

Per le imprese straniere, la differenza tra aperture e chiusure rimane positiva, ma risulta in lieve rallentamento. Con 2.914 unità continua così a crescere la loro consistenza finale 69 unità (+2,4%) quasi tutte da ricondurre a Costruzioni (+33), Agricoltura (+14) e Trasporti (+7). Aumenta lentamente anche l’incidenza sul totale, ora ogni 1.000 imprese registrate 94 non sono gestite da non italiani.

Per quanto riguarda l’imprenditoria femminile, l’andamento della movimentazione registra anche nel 2020 un saldo tra aperture e chiusure negativo per 79 unità, che fa registrare, al 30 settembre 7.165 unità, pari al 23,1% delle imprese totali, quota più elevata dell’Emilia-Romagna e un calo del -1,0%. La contrazione è dovuta all’andamento negativo dei settori più tradizionali, come commercio (-38) e turismo (-45 in un anno). Crescono le imprese immobiliari femminili.

Credito

A settembre 2020 il valore complessivo dei prestiti concessi al confronto con il dato dello stesso periodo dell’anno precedente registra un’ulteriore lieve crescita.

Il trend è positivo per tutti i comparti economici del settore privato, differenziandosi solo per entità. Il comparto delle imprese, che rappresenta la quota più consistente, rileva anche l’incremento più elevato rispetto a quanto si registra per le famiglie consumatrici. Il credito alle imprese di minor dimensione subisce l’incremento relativo più alto.

In contrazione solo i prestiti delle Amministrazioni pubbliche e delle società finanziarie e assicurative.

Tra le attività economiche, l’unico indicatore negativo è quello riferito al manifatturiero, con una variazione media totale che segna una contrazione comunque in forte ridimensionamento rispetto al trimestre precedente (-0,7%). Allo stesso tempo i prestiti alle costruzioni confermano la crescita dei due trimestri del 2020, a cui si aggiunge il trend positivo dei servizi. L’andamento però delle erogazioni per gli investimenti non finanziari per l’acquisto di macchine e attrezzature conferma la battuta d’arresto registrata dalla media dei quattro trimestri del 2019

La crescita tendenziale dei depositi rimane su livelli elevati (+5,1% rispetto allo stesso periodo del 2019), con una velocità di incremento maggiore per le imprese che aumenta di 5 punti percentuali rispetto al trimestre scorso, rimanendo comunque ad un livello molto più basso al confronto con il dato medio dell’Emilia-Romagna. Più allineato al trend regionale invece l’aumento riferito alla componente delle famiglie.

Rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno, i depositi con durata prestabilita o rimborsabili con preavviso (2.768 milioni di €), che rappresentano sempre una quota superiore rispetto alla regione (32% contro il 19%), risultano più stazionari in entrambi i territori. Nel terzo trimestre 2020 riprendono invece a crescere i titoli a custodia, che comprendono obbligazioni di banche italiane e titoli di stato,: in progressivo forte calo i primi, in ripresa invece i secondi, in concomitanza anche delle nuove emissioni di BTP.

Protesti e fallimenti

La rilevazione dei protesti, è condizionata dalla sospensione dell’emissione di nuovi titoli a causa della pandemia da COVID-19. Il trend di contrazione sia per numero che per importo già evidenziato nei primi sei mesi del 2020, risulta quindi enfatizzato con variazioni negative molto accentuate.

Nei primi dieci mesi del 2020 il numero dei fallimenti risulta ancora in linea con il dato riferito allo stesso periodo dello scorso anno. Le diminuzioni delle procedure tra le imprese del commercio e dei servizi sono compensate dalla crescita nella manifattura.

Nello stesso periodo si sono registrati 278 scioglimenti e liquidazioni volontarie, 32 in meno rispetto allo scorso anno (-10,3%).

La diminuzione, più in linea col dato nazionale (-13,2%), risulta meno accentuata in regione (-3,1%).

Tra i settori che hanno registrato consistenze in crescita troviamo le costruzioni e le attività immobiliari, mentre in controtendenza risultano commercio e manifattura.

Mercato del lavoro

Nei primi 9 mesi del 2020 sono state oltre 11 milioni le ore richieste a Ferrara, un numero spaventoso senza precedenti. Aumenti si registrano in tutte le tipologie, ma per l’ordinaria e la deroga le variazioni sono a quattro e a cinque cifre.

L’utilizzo della straordinaria avviene sia per la solidarietà sia per la riorganizzazione, componente che ora risulta prevalente rispetto all’altra, rappresentandone circa il 53%, e in aumento al contrario di quanto risulta per la solidarietà. Entrambe si concentrano soprattutto tra le imprese meccaniche. L’incremento percentuale è appena del 3%, inferiore al trend regionale e nazionale.

Per la deroga si tratta proprio di un nuovo utilizzo, perché lo scorso anno fino a maggio non era stata richiesta. Sono 2,8 milioni di ore che si concentrano per il 96% nel commercio.

L’enorme crescita di ore richieste dalle imprese ferraresi per l’ordinaria (la prevalente) risulta comunque più contenuta rispetto a regione e nazione. Ne hanno fatto ricorso tutti settori manifatturieri, ma la prevalenza si concentra nelle imprese meccaniche (poco meno di 5 milioni di ore su 7,4).

Benché le ore richieste nel terzo trimestre (luglio-settembre: 2,4 milioni) rispetto al precedente (aprile-giugno: 8,6 milioni), sia siano ridotte e meno di un terzo, la situazione resta ancora critica.

Ma occorre sottolineare che le valutazioni a livello nazionale in termini di tiraggio, vale a dire di quota delle ore effettivamente utilizzate dalle imprese rispetto a quelle richieste ed autorizzate, parlano di un indice pari al 40,7%, una percentuale grosso modo simile a quella dello scorso anno (39,7%).

Focus sull’impatto del Covid-19

 

 

Effetto demografico

 

 

 

 

 

 

 

 

Quando si tornerà a livelli accettabili

 

 

 

 

Azioni intraprese e previste

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Azioni intraprese e previste

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sospensione attività

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Occupazione

 

 

 

 

 

Liquidità

 

 

 

 

 

 

Imprese esportatrici e digitalizzate

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tra i dati sugli effetti della pandemia che possono essere analizzati in questo periodo, quelli demografici diffusi recentemente da Istat, mettono in luce aspetti altrettanto critici rispetto a quelli economici.

Il confronto fra i decessi del semestre marzo-settembre 2020 con la media dello stesso periodo degli ultimi 5 anni, rileva in provincia di Ferrara 138 morti in più in sei mesi, quando il trend annuale degli ultimi anni evidenziava invece una riduzione dei decessi. Fortunatamente la variazione relativa di aumento dei decessi della nostra provincia si discosta parecchio da quelle degli altri territori (Ferrara +5% Emilia-Romagna +21% Italia +15%), con indicatori che variano tra i comuni. Sono le fasce di età più anziane che si discostano di più dalle medie degli ultimi tre anni, come ci si aspettava: tra gli ultra 85enni, la variazione è stata dell’11,2%.

 

Aumenta la quota di imprese che prevede il recupero dei livelli produttivi pre-covid entro il secondo semestre 2021, passando dal 57% di novembre all’attuale 65%, si allungano così i tempi di ripresa. A distanza di un solo mese la quota di imprese che pensa di tornare a regime entro la prima parte del nuovo anno cala dal 31% al 26%. A livello regionale e nella media italiana, anche la quota di chi entro il 2020 potrà riprendere buoni livelli è migliore: 9,3%, 8% contro il 6% ferrarese.

 

SETTORE COMMERCIO

Le imprese commerciali ferraresi, in risposta all’emergenza Covid-19 hanno saputo riorganizzare il lavoro nel 54% dei casi (tramite automazione processi, lavoro agile, ecc.) e si sono spinte nella ricerca di nuovi prodotti o servizi nel 41%. Fra le azioni previste da più della metà delle aziende per il nuovo anno c’è la ricerca di nuovi fornitori (diversificazione della supply chain) e la ricerca di nuovi mercati.

Sul fronte occupazionale oltre il 66% delle imprese commerciali ferraresi hanno ridotto fino alla metà dell’organico mentre l’87% ha collocato in smart-working fino alla metà del personale, ricorrendo spesso alla CIG o altre forme di sostegno al reddito. A Ferrara, il 97% delle imprese dichiara che manterrà lo smart-working (totalmente o parzialmente) anche dopo la fine dell’emergenza. Ma la crisi ha colpito soprattutto una fascia di lavoratori occasionali o interinali a cui non è stato rinnovato il contratto a scadenza.

Per quanto riguarda il fatturato, il 57% delle imprese ferraresi dichiara una diminuzione di fatturato, immutato per il 22% e aumentato per il 21%.

SETTORE INDUSTRIA

Le imprese manifatturiere ferraresi, in risposta all’emergenza Covid-19 hanno saputo ricercare nuovi clienti o nuovi mercati nel 41% dei casi e si sono spinte nella creazione di nuovi prodotti o servizi nel 25% e nella ricerca di nuovi fornitori nel 24%. Fra le azioni previste da più della metà delle aziende per il nuovo anno c’è la ricerca di nuovi fornitori (diversificazione della supply chain) e la ricerca di nuovi mercati.

Sul fronte occupazionale oltre il 93% delle imprese industriali ferraresi hanno ridotto fino alla metà dell’organico mentre il 97% ha collocato in smart-working fino alla metà del personale, posticipando o cancellando nuove assunzioni previste e ricorrendo spesso alla CIG o altre forme di sostegno al reddito. A Ferrara, il 71% delle imprese industriali dichiara che manterrà lo smart-working (totalmente o parzialmente) anche dopo la fine dell’emergenza. Ma la crisi ha colpito soprattutto una fascia di lavoratori occasionali o interinali a cui non è stato rinnovato il contratto a scadenza.

Per quanto riguarda il fatturato, il 64% delle imprese ferraresi dichiara una diminuzione di fatturato, immutato per il 20% e aumentato per il 16%. Dati migliori per le imprese con fatturato estero, diminuito per il 47%, immutato per il 46% e aumentato per il 7% delle imprese del campione.

Tra le imprese con almeno un dipendente, al di là fortunatamente di una quota minoritaria (il 5%) che dichiara di aver ancora sospesa l’attività per cui sta valutando la chiusura, 95 imprese su 100 hanno ripreso l’attività. Segnali positivi di piccola ripresa mostrano come le imprese a regime ridotto siano attualmente il 52% (contro il 57% dello scorso trimestre) mentre un 43% dichiara che sta lavorando a regimi simili a quelli precedenti (era il 38% tre mesi fa). La dimensione dove si concentrano le imprese ancora sospese, è quella da 1 a 9 dipendenti e il settore prevalente è quello dei servizi.

Al confronto con la regione e la media nazionale le percentuali ferraresi mostrano ancora una volta la maggior fragilità del sistema produttivo locale.

Allo stesso tempo a Ferrara l’andamento occupazionale delle imprese che prevedono di proseguire l’attività è considerato stazionario nel terzo trimestre rispetto allo stesso periodo del 2019 da una percentuale maggiore (82,6%) rispetto a regione (77,3%) e Italia (77,8%), con un saldo comunque negativo tra imprese che hanno ridotto e imprese che hanno aumentato il numero dei propri dipendenti pari al -11,6, migliorando così di diversi punti percentuali il dato rilevato a settembre (-15,7). Tra i settori, i servizi mostrano le difficoltà maggiori.

Le imprese che prevedono nell’ultima parte dell’anno problemi di liquidità sono più della metà del campione (54%), con sofferenze più evidenti per le imprese di grandi dimensioni. Al confronto con il dato regionale e quello nazionale, il problema della liquidità a Ferrara pare essere molto più sentito.

I tempi di recupero sono però diversi a seconda che l’impresa si collochi sul mercato internazionale e in base al suo grado di coinvolgimento nella trasformazione digitale.

Se per le imprese esportatrici la quota di attività sospese è praticamente azzerata, la percentuale di imprese ancora in fase di recupero è superiore con un periodo di ripresa solo un po’ più lungo rispetto alle “non esportatrici”.

Per quanto riguarda invece il grado di digitalizzazione, se il 6% delle imprese non digitali, ossia coloro che non hanno adottato piani di digitalizzazione, dichiara che la propria attività è ancora sospesa e sta valutando la chiusura, tra quelle digitali che hanno adottato piani di investimento integrati tra i diversi ambiti della trasformazione digitale, più della metà (51%) sono in attività con regimi simili a quelli pre-emergenza.

Per le imprese in transizione digitale che hanno adottato piani di digitalizzazione ma non in maniera integrata tra i diversi ambiti, solo il 43% dichiara attività in regime simile al pre-covid mentre il 53% sta lavorando a regime ridotto.

Il 68% delle imprese totali prevede un recupero solo a fine 2021.

 

 


 

Riferimento per i Media:
Camera di Commercio di Ferrara
Ufficio Stampa E-mail: stampa@fe.camcom.it Tel: 0532 783802 - 903

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