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Comunicato Stampa n. 16 - 23 febbraio 2011

ultima modifica 05/04/2013 10:01

Aumentano le società di capitali (+2,99%), ma il 61,6% delle imprese ferraresi è ancora costituito da ditte individuali - 255 IMPRESE IN PIÙ NEL 2010 (+0,7%): IL SALDO MIGLIORE DAL 2003 - Commercio e turismo ok, artigianato ancora in difficoltà - Oltre 2.500 iscrizioni (come prima della crisi), cessazioni in diminuzione

Il 2010 si è chiuso, tutto sommato, con un buon risultato per il sistema delle imprese ferraresi. Alla fine dell’anno, il bilancio anagrafico tra le aziende nate e quelle che hanno cessato l’attività ha fatto registrare un aumento di 255 unità, in crescita dello 0,72% rispetto al 2009. L’esito positivo rappresenta il saldo migliore dal 2003 ed è dovuto alla ripresa delle nuove iscrizioni, risultate pari a 2.532 unità e al contemporaneo rallentamento del flusso delle cessazioni, pari a 2.277 unità. Del ritorno alla ‘normalità’ della dinamica imprenditoriale non ha beneficiato il comparto artigiano che, ai dodici mesi del 2010 (pur migliorando il bilancio rispetto al 2009) ha perduto circa 60 aziende. Al 31 dicembre scorso, pertanto, le imprese che risultano iscritte al Registro della Camera di Commercio di Ferrara sono 37.749, delle quali 9.867 (il 26,1%) artigiane. In entrambi i casi, i tassi di crescita risultano inferiori ai dati medi nazionali, ma in linea, anzi leggermente migliori, rispetto alle performance registrate dalla regione Emilia-Romagna.

Due le tendenze di fondo che hanno determinato il risultato del 2010. Da un lato, la forte crescita delle società di capitali e delle “Altre forme” societarie (cooperative e consorzi) che insieme, con 177 unità, hanno inciso per più dei due terzi (69,4%) sul saldo complessivo. Dall’altro, la tenuta delle imprese individuali che, dopo un periodo di progressiva riduzione dello stock, lo scorso anno sono tornate a crescere realizzando un saldo positivo per 56 nuove imprese, pari a un quinto dell’intero saldo annuale. Questi i dati di sintesi più significativi diffusi dall’Osservatorio dell’economia della nostra Camera di Commercio sulla base di Movimprese, la rilevazione trimestrale sulla natalità e mortalità  delle imprese condotta da InfoCamere, la società di informatica delle Camere di Commercio italiane.

“Tra i ferraresi c’è voglia di fare, c’è voglia di scommettere su sé stessi per realizzare quel benessere che è stato così duramente minacciato dalla crisi. Un obiettivo che si persegue sempre più contando sulle proprie competenze e le proprie abilità, guardando al mercato e prendendo su di sé, consapevolmente, il rischio di fare impresa”. E’ questo, secondo il Presidente della Camera di Commercio di Ferrara, Carlo Alberto Roncarati, il quadro che emerge dall’andamento nel 2010 del Registro delle imprese dell’Ente di Largo Castello. “L’agenda di questi neo-imprenditori - ha proseguito Roncarati - è l’agenda delle famiglie, del lavoro e non può essere rinviata perché il mondo non si ferma per aspettarci. Le imprese chiedono alla politica risposte concrete per sostenere e facilitare le loro attività: rimuovendo gli ostacoli burocratici che ancora le imbrigliano, riformando la giustizia civile, rilanciando l’ammodernamento delle infrastrutture e della Pubblica amministrazione, investendo sulla innovazione e la formazione”.

Il quadro generale

Il saldo complessivo realizzato nel 2010, oltre a riportare la dinamica della vitalità imprenditoriale della provincia ai livelli del 2003, segna un marcato punto di svolta rispetto agli ultimi 6 anni, durante i quali i saldi si erano andati progressivamente riducendo di entità. Dopo il picco del 2004, quando il sistema delle imprese crebbe di quasi 228 unità, in tutti gli anni successivi i bilanci tra iscrizioni e cessazioni si erano, infatti, progressivamente ridotti, diventando addirittura negativi, fino al record dello scorso anno di -255 imprese. Rispetto al quadro complessivo, la dinamica dell’artigianato ha seguito un profilo simile, con saldi in progressiva riduzione dal 2005. Nel complesso, però, il comparto segnala difficoltà più marcate della media delle imprese e ciò per il peso che la crisi ha avuto su settori-chiave dell’artigianato, quali le costruzioni e l’industria manifatturiera. Ciò ha portato il saldo degli ultimi due anni a scendere addirittura in campo negativo: nel 2008 e nel 2009 per 216 unità e nel 2010 per 60 unità.

Guardando, poi, ai flussi delle iscrizioni e delle cessazioni (le determinanti alla base del saldo), il 2010 si conferma come un anno davvero diverso da tutti i precedenti dal momento che, per la prima volta dal 2003, i due indicatori seguono direzioni opposte. In particolare, mentre le prime tornano ad aumentare dopo un triennio di ripetute contrazioni, le seconde accentuano la tendenza alla riduzione avviata dal 2007 (quando si toccò un massimo di oltre 2.700 chiusure).

Graf. 1 – Serie storica delle iscrizioni e delle cessazioni

Le dinamiche per forma giuridica

La Tabella 1, nel distinguere le imprese artigiane rispetto al totale delle imprese registrate, mette in luce come la recente crisi economica abbia influito diversamente nei due universi. Innanzitutto, a differenza del 2009, nel 2010 tutte le tipologie di forme giuridiche in cui si dividono le imprese registrate conoscono un tasso di crescita positivo. Nell’universo delle sole imprese artigiane, invece, anche nel 2010 le imprese individuali e le società di persone evidenziano un tasso di crescita negativo.

Tabella 1: nati-mortalita’ delle imprese registrate - anno 2010

In termini assoluti, il contributo più rilevante al saldo del 2010 viene ancora una volta dalla crescita delle società di capitali: 161 le aziende in più, pari al 63,1% del saldo complessivo. Accanto a questo, che è un ormai fenomeno di lungo periodo - in virtù del quale il tessuto imprenditoriale ferrarese si va progressivamente rimodellando su forme d’impresa più articolate e adatte a competere sui nuovi mercati - è da segnalare l’inversione di tendenza nel saldo delle imprese individuali del 2010. Dopo un lunghissimo periodo di continua e sostenuta riduzione di questa componente dell’imprenditorialità – avvenuta a dispetto della contemporanea spinta positiva dell’imprenditoria immigrata – nei dodici mesi dello scorso anno i piccoli e piccolissimi alfieri del lavoro autonomo hanno ripreso a crescere, contribuendo all’espansione della base imprenditoriale provinciale per 56 unità.

 

In termini strutturali, alla fine del 2010 il 61,6% delle impresi ferraresi è ancora costituito da ditte individuali. Pur riducendosi in termini assoluti, l’universo delle imprese individuali continua a rappresentare la più grande scuola di “formazione sul lavoro” per l’attività imprenditoriale di cui disponga il sistema formativo. Molte attività imprenditoriali più solide (dal punto di vista della forma giuridica), riescono ad affermarsi proprio perché affondano le radici in un “terreno” reso fertile dal ricco flusso delle iscrizioni e delle cessazioni di imprese individuali.

All’interno delle imprese che adottano la forma societaria, le società di persone sono da almeno due decenni in un lento declino sia in termini assoluti che relativi. Tra il 2003 ed il 2010, il loro decremento è stato pari allo 0,7%, mentre il loro peso percentuale sul totale delle imprese è diminuito di 1,3 punti percentuali. Molto marcato risulta l’incremento delle società di capitali, che negli ultimi sette anni hanno conosciuto un incremento pari al 32,7%, mentre il loro peso percentuale è cresciuto di quasi quattro punti (cinque a livello nazionale).

 

Le dinamiche settoriali

L’analisi settoriale dei saldi evidenzia gli effetti di alcune dinamiche di lungo periodo che connotano i quattro grandi settori economici tradizionali (agricoltura, commercio, costruzione e manifattura) e le crescenti opportunità di fare impresa che vengono dai settori dei servizi.

L’agricoltura continua a registrare una riduzione numerica delle imprese (-163 unità), legata più alle continue modificazioni nell’uso del territorio agricolo - destinato ad attività di edilizia residenziale e/o turistica o ad attività legate allo sviluppo di infrastrutture e logistica – che a processi di razionalizzazione e accorpamento tra imprese. La manifattura evidenzia un saldo complessivamente negativo per 45 unità. Un bilancio segnato dalle difficoltà di alcuni comparti quali le industrie della fabbricazione di prodotti in metallo (-39), e della confezione di articoli di abbigliamento (-21). Tra i pochi settori manifatturieri che chiudono l’anno con saldi positivi si segnalano la riparazione, manutenzione ed installazione di macchine (+27 unità) e le industrie del legno e dei prodotti in legno (+9).

Come accennato, le note più interessanti dal punto di vista delle dinamiche di ampliamento della base imprenditoriale, vengono dai servizi. Il commercio, pur crescendo al di sotto della media generale (+0,1%), presenta il secondo saldo settoriale più elevato in valore assoluto (+63, il 74% delle quali nel comparto delle vendite all’ingrosso). Il contributo più rilevante è quello del comparto turistico (servizi di ristorazione e alloggio) che cresce di 95 unità, pari ad un aumento dello stock del 3,3%. Subito dopo, però, spiccano i progressi del noleggio, agenzie di viaggio e servizi alle imprese (+49 unità, pari ad un incremento dello stock del 6,3%), le costruzioni (+42 unità, ma appena lo 0,1% in più rispetto al 2009), e dei servizi di informazione e comunicazione (+38 le imprese in più, pari ad un aumento del 5,8% in termini relativi).

Tra le imprese artigiane, sono solo sei i settori – tutti nei servizi - che fanno registrare una variazione percentuale annua dello stock positiva e mentre quelli che registrano una variazione negativa, restano tutti al di sopra del valore medio nazionale (-0,60%). I primi quattro settori artigiani in ordine di grandezza - che insieme costituiscono l’84,6% del comparto - hanno complessivamente fatto registrare un saldo negativo pari a -72 unità. Saldo solo in parte ‘compensato’ e ridotto al valore finale di -60 unità dagli altri settori.

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