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Comunicato Stampa n. 52 - 27 dicembre 2018

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ultima modifica 27/12/2018 10:06

ECONOMIA FERRARESE: Osservatorio dell’economia al 19 dicembre 2018 - RIPRESA RALLENTATA MA L’EXPORT TIENE - Indicatori congiunturali positivi in decelerazione per il manifatturiero, con segnali contrastanti nel fatturato estero delle imprese più grandi. Interrotta la ripresa per artigianato e piccole imprese, mentre è ancora rimandata per commercio e costruzioni

I dati del terzo trimestre dell’anno registrano un ridimensionamento degli indicatori positivi per l’industria manifatturiera ferrarese, con variazioni negative per imprese di minor dimensione e artigianato. La contrazione delle vendite nel commercio non è riuscita ad arrestarsi neppure quest’anno. Le previsioni per il valore aggiunto di Ferrara, migliori di alcuni decimali rispetto ai dati nazionali, rimangono leggermente inferiori ai valori della regione, seguendone comunque il trend (+1,3% per l’anno in corso e in rallentamento al +1,2% per il prossimo).

A fronte di un valore aggiunto provinciale che è stimato in aumento per industria e servizi, quello delle costruzioni ha rinviato ancora di un anno la ripresa prevista per il 2019. Sono risultati positivi anche i segnali dai mercati esteri. Questi i principali dati diffusi nell’ultima edizione dell’Osservatorio dell’economia della Camera di commercio di Ferrara di dicembre.

Secondo gli ultimi scenari di Prometeia, che si fondano su un’ipotesi di crescita del commercio mondiale che si è rinforzata nel corso dell’anno, ma rallenterà nel 2019, il valore aggiunto ferrarese nel 2018 dovrebbe salire dell’1,3%, variazione positiva inferiore di qualche decimale al valore previsto per la regione (+1,5%), ma sempre più elevata del dato nazionale (+1,0%). Nel corso dell’anno dovremmo così raggiungere uno dei valori più alti del periodo successivo alla crisi, lontano però da quanto prodotto negli anni precedenti al 2009. La crescita per il 2018 appare condizionata dall'andamento positivo dell’industria (+1,6%, in forte ridimensionamento rispetto alla variazione positiva calcolata per il 2017 da Prometeia al +3,5%) e da quello, in misura inferiore, dei servizi (1,1%), la cui tendenza si manterrà stabile anche nel 2019 e chiuderà con un incremento costante.

Gli indicatori sul commercio internazionale, elaborati sulla base delle informazioni diffuse da Istat, continuano a registrare per i primi nove mesi dell’anno una tendenza positiva. L’export è cresciuto anche nel terzo trimestre dell’anno, con variazioni sempre condizionate dall’andamento di un numero ristretto di imprese che fatturano all’estero una quota rilevante sul totale provinciale.

Complessivamente, nei primi nove mesi del 2018, sono state esportate merci per oltre 1,9 miliardi di euro, a cui corrisponde una variazione tendenziale positiva del 7,3%, più intensa rispetto a quanto rilevato nel 2017 (+6,6%), grazie all’andamento particolarmente positivo del primo semestre dell’anno.

Il trend del periodo colloca Ferrara nel gruppo delle province che ha registrato una buon contributo alla variazione delle esportazioni nazionali.

Ferrara registra un incremento più alto sia del dato nazionale (+3,1%) che di quello regionale (+5,2%), confermando la quota ferrarese sull’export dell’Emilia-Romagna a poco più del 4%. Fatta eccezione per Piacenza dove è concentrato un grande polo della logistica delle vendite on line, solo Rimini registra una variazione di poco superiore.

L’analisi per destinazione delle esportazioni ferraresi evidenzia ancora diffusi aumenti, che hanno comunque rallentato la velocità rispetto al trimestre precedente. Oltre all’incremento del valore esportato in Europa, che rappresenta ora un po’ meno dei due terzi del totale; da segnalare l’aumento ancora a due cifre delle vendite negli Stati Uniti (+42%), nel 2018 prima destinazione delle merci ferraresi all’estero, cresciute oltre cento milioni in dodici mesi.

Contrazioni sono rilevate invece tra i mercati dei paesi emergenti, in particolare dai cosiddetti BRICST, che complessivamente incidono sull’export provinciale per meno del 10% e per i quali solo le vendite in India sono cresciute, grazie al trend positivo dei prodotti chimici, seconda principale voce in quel mercato, preceduta solo dai macchinari che rappresentano oltre metà dell’export ferrarese in questo paese.

In termini merceologici, a contribuire al buon andamento dell’export provinciale sono stati soprattutto i comparti di macchinari e mezzi di trasporto, che da soli hanno rappresentato più del 41% dell’intero export provinciale. I segnali positivi sono comunque diffusi tra i prodotti agricoli (+4,3%), i prodotti alimentari (+7,9%) e gli articoli in gomma e della lavorazione dei minerali non metalliferi (+14,3%). Crescono inoltre il sistema moda, i prodotti della pesca, i computer e apparecchi elettrici ed in generale gli altri prodotti manifatturieri. A frenare il trend positivo sono quindi pochi settori. L’unico calo da segnalare è quello del comparto dei prodotti chimici, rappresentando più di un quarto dell’export ferrarese, diventa determinante anche la variazione del -0,8%. Le altre contrazioni provengono dall’export della metallurgia e dalla voce residuale degli altri prodotti.

I risultati della rilevazione sulla congiuntura, indagine svolta dal sistema delle Camere di commercio dell’Emilia-Romagna presso le imprese fino a 500 addetti, pur confermando variazioni positive, evidenziano un rallentamento della ripresa in corrispondenza ad una frenata del fatturato estero, diminuito rispetto allo stesso trimestre del 2017.

Il rallentamento nella velocità di crescita ha coinvolto soprattutto le imprese di maggiori dimensione, mentre l’artigianato e le imprese più piccole con meno di 10 addetti rimangono ancora in terreno negativo, con solo qualche parziale miglioramento.

Secondo i dati della rilevazione di ottobre, i principali indicatori congiunturali del settore manifatturiero (produzione, fatturato, ordinativi), crescono dimezzando la velocità, seguendo il trend dell’Emilia-Romagna. Nel terzo trimestre 2018, la ripresa è comunque proseguita solo tra le imprese con più di 10 addetti, mentre quelle più piccole e le artigiane continuano a registrare variazioni negative, prossime allo zero. Fa eccezione l’indicatore riferito al fatturato estero, che in controtendenza rispetto a quanto accade per le imprese più grandi, per le quali risulta in contrazione, per le poche artigiane e piccole imprese che esportano, risulta in crescita, così come è in aumento il valore degli ordini non nazionali.

A determinare quindi la tenue crescita del settore manifatturiero, appena +0,8%, sono state ancora una volta le performances delle imprese con almeno 10 addetti che hanno evidenziato l’aumento della produzione che si assesta al +1,1%, l’incremento più basso dell’anno, che si concentra generalmente nei tre mesi estivi e che si discosta da quanto rilevato nello stesso periodo del 2017 (+0,7%), pur rimanendo lontano dai valori del primo semestre (+2,3 e +2,8). Andamenti analoghi si rilevano anche per ordinativi e fatturato, con una crescita rispetto ai tre trimestri precedenti sempre ridimensionata.

Solo il trend congiunturale degli ordinativi della provincia è superiore al valore regionale, mentre le performance delle altre variabili rimane, ancora una volta, più contenuta.

Nonostante il trimestre abbia registrato andamenti meno brillanti rispetto al precedente, le previsioni per i prossimi tre mesi sono orientate ad un cauto ottimismo. I livelli di produzione, fatturato (interno ed estero) e ordinativi rimarranno invariati rispetto al trimestre scorso per meno della metà del campione, con una quota di imprese in fase di riduzione a vantaggio di chi prevede aumenti. A scapito della stazionarietà, migliora così il saldo tra chi intravede aumenti rispetto a chi prevede riduzioni degli indicatori. Le previsioni sull’andamento della produzione per il prossimo trimestre risultano comunque ancora diversificate tra settori. In particolare, solo per le industrie del sistema moda, delle macchine elettriche e la metallurgia, le indicazioni di diminuzione sono più elevate rispetto a quelle di aumento. Sempre migliori le prospettive delle imprese di maggiore dimensione.

Al contrario di quanto accaduto nello stesso periodo del 2017 quando gli indicatori erano positivi, nel terzo trimestre dell’anno il settore manifatturiero artigiano registra contrazioni: la produzione è diminuita del -1,1%, confermando la tendenza negativa rilevata nei primi sei mesi del 2018, anche se le settimane di produzione assicurata, pur rimanendo inferiori al totale della manifattura per quasi 3 settimane, stanno lentamente crescendo. I trend di fatturato e ordinativi seguono quello della produzione, con diminuzioni più contenute. Allo stesso tempo, il limitato numero di imprese artigiane che esportano registra per il settimo trimestre consecutivo un aumento delle vendite all’estero.

L’andamento congiunturale, che nel 2018 non ha evidenziato segnali di ripresa, con previsioni ancora orientate soprattutto alla stazionarietà per quasi i due terzi del campione artigiano, è accompagnato dalla continua contrazione del numero di imprese artigiane. Nel corso degli ultimi dodici mesi, a settembre 2018, il numero si è ridotto di 102 unità (con una contrazione più contenuta rispetto allo stesso periodo del 2017, quando è stata di 128 unità) attestandosi su 8.707, che al netto delle costruzioni, settore che rappresenta il 40% dell’artigianato, si fermano a 5.220 delle quali solo 1.654 sono manifatturiere (-26 unità).

Anche nel terzo trimestre del 2018 la contrazione delle vendite nel commercio non accenna a fermarsi, con un andamento peggiore per il commercio al dettaglio di prodotti alimentari (-2,6%), che comunque risulta più contenuta rispetto al trimestre precedente (-4,6%). La diminuzione delle vendite rilevata dalla grande distribuzione del -2% ha raggiunto il valore più pesante dell’anno, pur rimanendo al di sotto della media del settore (-2,5%). Per il comparto dei prodotti non alimentari, dopo un trimestre che aveva fatto intravedere una possibile ripresa, si torna in campo negativo. A livello regionale si registrano contrazioni più contenute solo per alimentare e grande distribuzione.

Le aspettative delle imprese commerciali per le vendite del quarto trimestre del 2018 sembrano migliori solo per la grande distribuzione. Il settore del commercio, al 30 settembre, contava poco più di 6.750 imprese attive, con saldi della movimentazione tra iscrizioni e chiusure sempre negativi; in lieve peggioramento rispetto al 2017, per quanto riguarda il commercio all’ingrosso, mentre la riduzione in valore assoluto più consistente (-126 unità) interessa il dettaglio. La quota di imprese del settore sul totale delle imprese attive si riduce di qualche decimale raggiungendo il 21,2%.

Il terzo trimestre 2018 segna il ritorno alla crescita del volume d’affari del settore delle costruzioni, dopo nove mesi di contrazioni seguite ad un biennio di sviluppo, periodo che ha corrisposto alle ricostruzioni post sisma. Ad ottobre 2018 l’indicatore tendenziale è aumentato di appena lo 0,7%, lontano dalle variazioni degli anni 2015-2017, facendo così intravedere una piccola ripresa che ha coinvolto anche il comparto artigiano (+0,8%), con un profilo per ora inferiore all’andamento regionale (1,2%), dove la ripresa del settore sembra ben avviata solo a Modena e in a parte a Forlì. Il numero delle imprese attive nelle costruzioni diminuisce del -1,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, accelerando ulteriormente la contrazione; al 30 settembre 2018, le 4.526 imprese del settore rappresentavano comunque il 14,2% della struttura imprenditoriale.

 

COSTRUZIONI Volume d’affari Variazione tendenziale 3° trimestre 2018

 

 

 

 

L’industria turistica ferrarese chiude i primi nove mesi del 2018 con quasi 2,8 milioni di presenze turistiche, centomila in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, rilevando così una diminuzioni pari al -2,6%; allo stesso tempo i circa 530 mila arrivi registrano un calo del -1,8%. In regione solo Ravenna rileva contrazioni nella movimentazione turistica, comunque più ridotte rispetto alla provincia di Ferrara. Le informazioni riferite al 30 settembre riguardo al numero di turisti e pernottamenti evidenziano riduzioni in tutte le aree.

Sulla costa e nel comune capoluogo il trend è stato analogo, con indicatori che più o meno si avvicinano. L’unica variazione positiva si rileva tra le presenze di stranieri in città, cresciute anche nel comune di Cento. I soli mesi dove il numero di turisti in città è stato superiore rispetto al 2017 sono stati febbraio (sono aumentati sia gli italiani che gli stranieri) ed agosto (solo per la componente straniera). Sui Lidi i mesi più positivi sono stati invece marzo e maggio, soprattutto per quanto riguarda il turismo estero, che, in generale, ha subito il ridimensionamento più contenuto.

Se si escludono il numero di turisti che hanno raggiunto i Lidi e i pernottamenti a Cento anche, la movimentazione negli esercizi alberghieri risulta in diminuzione per tutti gli ambiti territoriali e le variabili analizzate.

Per quanto riguarda la dinamica delle imprese, nel terzo trimestre del 2018, la differenza fra iscrizioni e cessazioni al Registro delle imprese di Ferrara, è stata negativa (-17 unità), quando normalmente in questo periodo dell’anno si registrano variazioni in crescita.

Le cessazioni hanno ripreso a crescere (ma rispetto allo scorso anno, quando hanno raggiunto il valore più basso della serie dal 2005), mentre le iscrizioni non accennano a riprendersi, raggiungendo così il minimo storico del periodo e mantenendo un quadro orientato alla contrazione del numero delle imprese. Lo stock al 30 novembre 2018 risulta quindi di 35.243 unità, con una diminuzione relativa rispetto al 2017 pari al -1,1%.

I settori di attività economica che hanno maggiormente concorso a determinare la riduzione delle imprese attive ferraresi sono il commercio e l’agricoltura, quest’anno nell’ordine inverso rispetto allo scorso anno per importanza della contrazione. Hanno inoltre fornito un contributo alla tendenza negativa il settore delle costruzioni, le attività manifatturiere, la logistica e il comparto finanziario e assicurativo. Segnali positivi giungono anche quest’anno dai settori dei servizi legati ad attività di autoimprenditorialità, le cui variazioni positive, pur non riuscendo a superare le contrazioni degli altri settori, risultano numerose.

L’analisi del tasso di sopravvivenza dal 2009 dei settori che stanno registrando le contrazioni maggiori, rileva un andamento peggiore e più rapido della media per il settore delle costruzioni e del commercio al dettaglio: se a livello del totale delle imprese, ad essere ancora in vita dopo dieci anni è poco meno della metà delle iscritte nel 2009, nel commercio la percentuale scende al 30%, con perdite più consistenti nel biennio successivo.

Dal lato della forma giuridica, si continua a rafforzare il peso delle società di capitale, in virtù degli aumenti delle nuove forme di società a responsabilità limitata (semplificata e a capitale ridotto), mentre perdono terreno le forme giuridiche “personali”, ovvero società di persone e imprese individuali.

Tra le diverse tipologie di impresa si evidenzia una contrazione anche delle imprese femminili (-0,6%, più contenuta dello scorso anno) che non ha impedito al tasso di imprenditorialità femminile di crescere (22,9% sulle attive), confermandosi sempre il più alto della regione e superiore anche al dato medio italiano.

Il calo delle imprese giovanili non dipende dal saldo sempre positivo tra nuove iscrizioni e cancellazioni, ma piuttosto dalla perdita dello stato di “giovanili” delle imprese iscritte in precedenza.

Rispetto allo stesso periodo dello scorso anno il numero di iscrizioni delle imprese straniere è rimasto pressoché costante, a fronte di un calo delle cessazioni. Si registrano dunque saldi positivi sia rispetto allo consistenza che nella movimentazione in tutti i settori, ad eccezione che nel commercio.

Dal lato del credito, a settembre 2018 il valore complessivo dei prestiti concessi ha praticamente confermato la velocità di crescita rilevata nei due trimestri precedenti, attestandosi su un incremento del +0,9%. Prosegue il lieve miglioramento del trend di crescita dei finanziamenti per l’intero settore delle imprese nel complesso e in particolare per quelle medio grandi, mentre il comparto delle «famiglie produttrici» rallenta il passo. La variazione più modesta, ma almeno ora in campo positivo, è quella riferita ai prestiti alle imprese di piccole dimensioni.

Nel terzo trimestre 2018, il livello del tasso di deterioramento del credito per le imprese peggiora un po’, con un trend in ridimensionamento per le costruzioni, mentre per gli altri comparti e le piccole imprese registrano lievi incrementi. Il tasso di ingresso risulta in miglioramento. L’indicatore più elevato tra i settori è sempre quello riferito alle imprese edili, di molto superiore al dato regionale.

Rallenta la crescita dei depositi, trend comune ad entrambe le componenti settoriali (famiglie e imprese). Per quanto riguarda il mondo del sistema produttivo, la cui incidenza rimane inferiore al 20% del totale, l’aumento tendenziale si riduce di oltre dieci punti percentuali. La frenata provinciale (+2,5%), pur in linea con quanto rilevato in Emilia-Romagna (+4,8%), evidenzia una variazione positiva più contenuta, causata dalla più bassa crescita sia del risparmio delle famiglie che di quello delle imprese.

Nei primi dieci mesi del 2018 sono stati registrati 247 scioglimenti e liquidazioni volontarie, 34 in meno rispetto allo scorso anno (-12,1%), con una contrazione in rallentamento. La diminuzione, rilevata anche in regione e in Italia, risulta più accentuata rispetto a questi ambiti territoriali.

Nello stesso periodo, prosegue la contrazione della quantità dei protesti, che risultano però in leggera ripresa per valore. Il risultato finale è determinato dalla voce principale, i “vaglia cambiari”, i cui quantitativi (che rappresentano il 94% del totale) diminuiscono, mentre il loro importo (l’85% del valore complessivo) cresce. Crescono i fallimenti che al 31 ottobre risultano superiori di 9 unità rispetto a quanto rilevato nello stesso periodo dello scorso anno, ad un livello comunque più basso al confronto con il biennio 2015-2016.

Per quanto riguarda il mercato del lavoro, l’occupazione ha continuato a crescere, spinta in prevalenza dai contratti temporanei di breve durata, che aumentano la loro incidenza sul numero complessivo delle entrate. L’indagine Excelsior, che stima le entrate previste delle imprese con almeno un dipendente, a dicembre rileva che la quota di occupazione a tempo indeterminato potrebbe raggiungere a Ferrara il 21%, vale a dire su circa 1.280 contratti mensili (200 in più rispetto a dicembre 2017), solo 270 saranno a tempo indeterminato, che salgono a 330 se si considerano anche le entrate in apprendistato.

Di fatto le entrate previste si concentreranno per il 67% nel settore dei servizi e per il 61% nelle imprese con meno di 50 dipendenti.

La situazione resta critica per i giovani. Tra il 2007 e il 2017 il tasso di occupati ferraresi tra i 15 e 29 anni ha perso quasi 14 punti percentuali (due dei quali tra il 2016 e il 2017), mentre quello degli over 55 è cresciuto di 26 punti.

Nei primi 10 mesi del 2018 cala ulteriormente il monte complessivo delle ore autorizzate di cassa integrazione per le aziende ferraresi. Se per la deroga non sono state raggiunte le 10.000, che rappresentano poco più di un decimo di quanto rilevato nello stesso periodo dello scorso anno, le ore di straordinaria registrano variazioni negative a due cifre, più sostenute rispetto a regione e Italia. L’ordinaria, contrariamente a quanto avvenuto negli altri ambiti di riferimento territoriale, risulta in ripresa, accelerata rispetto al trimestre precedente. Complessivamente sono state richieste dalle imprese ferraresi più di 1,2 milioni di ore, prevalentemente di CIG ordinaria, il cui aumento è da attribuire alla crescita delle ore per le imprese meccaniche (rappresentano oltre l’80% del totale).

Secondo le stime di Prometeia, il 2018 sarà caratterizzato da un rallentamento della crescita degli occupati (+1,0% nel 2017 e 0,7% nel 2018). Insieme ad un tasso di attività comunque in lieve aumento, salirà anche il tasso di occupazione calcolato sulla popolazione presente. Nell’anno in corso questo indicatore rimarrà inferiore di 2,7 punti percentuali rispetto al livello del 2007 e di 3,7 punti al di sotto del precedente massimo registrato nel 2002. Nell’anno che sta per concludersi dovrebbe inoltre proseguire la riduzione del tasso di disoccupazione, che scenderà sotto il 9%. La moderata tendenza positiva potrebbe proseguire anche nel 2019.

 

 


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