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Comunicato Stampa n. 20 - 3 aprile 2018

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ultima modifica 03/04/2018 10:08

ECONOMIA FERRARESE RIPRESA LENTA, MIGLIORE PER CHI ESPORTA: Il valore aggiunto cresce, aumentano export e produzione industriale, più faticoso il recupero per le piccole imprese. In contrazione il volume d’affari delle costruzioni per le quali non è ancora iniziata la fase di recupero, mentre la riduzione delle vendite nel commercio non si arresta.

Il 2017 si è concluso con indicatori congiunturali positivi per le imprese manifatturiere, migliori per le imprese di maggiori dimensioni, e per quelle che raggiungono i mercati stranieri. Per il settimo trimestre consecutivo, l’andamento della produzione è in aumento. Dopo la chiusura dell’anno con un valore aggiunto stimato da Prometeia in crescita dell’1,3%, le previsioni per il 2018 migliorano, raggiungendo la performance dell’Italia. Recuperato nel 2017, dunque, qualche punto, con un valore aggiunto che supera i 7,8 miliardi di euro, ma che rimane ancora ben lontano dai livelli precedenti alla crisi, quando si sono sfiorati i nove miliardi. Questi i principali dati diffusi ieri dall’Osservatorio dell’economia della Camera di commercio di Ferrara.

Dall’analisi della formazione del valore aggiunto per settori, si rileva come la ripresa sia trainata da u a nuova accelerazione dell’espansione del settore industriale, mentre si conferma più moderata la crescita nel settore dei servizi. Fatica, invece, ad uscire dalla fase di recessione il comparto delle costruzioni che ancora, dopo dieci anni, rileva contrazioni nel valore aggiunto prodotto. Solo nel 2019 dovrebbe registrare un primo incremento (+1,1%), quando invece a livello regionale l’inversione di tendenza è stata rilevata già nel corso del 2017. Al termine del 2018 l’indice del valore aggiunto delle costruzioni ferrarese risulterà ampiamente inferiore al livello del precedente massimo toccato nel 2007 (-51,5%). Per l’industria manifatturiera il 2017 è stato un anno di nuova accelerazione della tendenza positiva. Prometeia stima che l’aumento del valore aggiunto settoriale sia salito al 2,2%. Nel corso del 2018, troverà conferma il trend e il ruolo dell’industria come settore trainante dell’economia ferrarese, con una sensibile accelerazione della crescita che dovrebbe attestarsi al 3,2%. Infine, il variegato settore dei servizi, nel 2017 ha messo a segno un incremento dell’1,4% del valore aggiunto, rafforzando l’andamento dell’anno precedente. La ripresa si confermerà nel corso del 2018, nonostante un lieve rallentamento, con un nuovo aumento del valore aggiunto prodotto dell’1,2%. Rispetto all’andamento regionale, se la fine della fase di recessione per le costruzioni sembra in ritardo, l’avvio di una ripresa del settore industriale appare solo lievemente meno intensa di quanto si rileva per l’intera Emilia-Romagna, così come proseguirà la crescita nel settore dei servizi.

Gli indicatori sul commercio internazionale, elaborati sulla base delle informazioni diffuse da Istat e riferiti all’anno, hanno confermato la tendenza positiva delle vendite all’estero per il complesso della provincia, così come rilevato nei primi tre trimestri del 2017, ma soprattutto hanno certificato un’accelerazione della crescita. Complessivamente nell’anno 2017 sono state esportate merci per quasi 2,4 miliardi di euro, valore che corrisponde ad una variazione tendenziale positiva del 9,4%. Gli unici mesi che hanno registrato una diminuzione rispetto allo stesso mese dell’anno precedente sono stati aprile, giugno e luglio. L’andamento provinciale è stato migliore rispetto sia alle vendite all’estero della regione (+6,7%) che al trend nazionale (+7,4%), con una variazione inferiore in Emilia-Romagna solo al dato di Ravenna. La crescita delle esportazioni ferraresi nel 2017 si è concentrata in alcuni settori, anche se il segno positivo ha prevalso in molti comparti. Le prime tre voci per incidenza sono macchinari, prodotti chimici e prodotti agricoli, il cui andamento è stato particolarmente positivo. Per rappresentatività e variazione, l’apporto sul risultato finale più rilevante è stato quello della chimica, con una variazione del +16,3% ed un’incidenza del 26,4%, ma il secondo comparto che ha contribuito di più, pur con una variazione positiva più bassa e di poco inferiore al 10%, è sicuramento quello dei macchinari e apparecchiature meccaniche che rappresentano comunque più del 30% dell’export provinciale.

Rispetto all’anno precedente, aumenta l’export anche per il sistema moda (in termini percentuali ha raggiunto il risultato migliore tra i settori: +25,6%), gli articoli in gomma, i prodotti di minerali non metalliferi, i prodotti in metallo (ovvero il settore della subfornitura) e i prodotti del trattamento dei rifiuti, tutti con variazioni positive a due cifre. Questi trend positivi compensano ampiamente le contrazioni di pesca, apparecchi elettrici-elettronici e automotive, comparto la cui l’incidenza si riduce all’8,5%, e che a livello regionale e nazionale registra invece variazioni positive. Anche l’analisi per destinazione delle esportazioni ferraresi evidenzia aumenti diffusi. Oltre all’incremento del valore esportato in Europa, che rappresenta circa i due terzi del totale, crescono ad un ritmo elevato le esportazioni in Brasile, Russia, Cina e Turchia. Rilevante anche l’aumento sul mercato tedesco, che segna una variazione contenuta (+6,6%), ma determinante per incidenza nella crescita dell’export finale.

In Europa occorre segnalare l’incremento delle vendite di prodotti ferraresi soprattutto in Francia (+19,4% e terza più importante destinazione) e in Austria (+15,4%).

Inversione di trend per le esportazioni delle imprese ferraresi negli Stati Uniti: dopo 9 mesi di riduzioni, il dato annuale segna una variazione positiva del +7,3%, avvicinando così il valore al dato riferito alla Germania. Gli unici stop ai mercati emergenti sono determinati dal calo dell’export verso il mercato indiano e in quello sudafricano, mentre in Europa le uniche contrazioni da segnalare riguardano le vendite nei Paesi Bassi e in Grecia.

I risultati della rilevazione sulla congiuntura del settore manifatturiero, indagine svolta dal sistema delle Camere di commercio dell’Emilia-Romagna presso le imprese fino a 500 addetti, confermano il trend di crescita. Sempre migliori risultano i dati riferiti alle imprese con più di 10 dipendenti, mentre rimangono negative le variazioni tendenziali, seppur per pochi decimali, degli indicatori riferiti alle imprese di minor dimensione, fatta eccezione per il fatturato estero. Secondo i dati della rilevazione di gennaio, prosegue la tendenza positiva di produzione, fatturato, export, aumentando l’intensità della crescita rispetto ai tre mesi precedenti. La ripresa non ha ancora coinvolto le imprese più piccole i cui ordinativi faticano, in generale, a ripartire. I trend congiunturali della provincia si allontano così dai valori regionali che sembrano avviati verso una ripresa più solida.

La media delle variazioni trimestrali della produzione riferita all’anno 2017 torna positiva, con andamenti molto diversificati tra i settori. L’andamento negativo è confermato, oltre che per le imprese di più piccole dimensioni, anche per il sistema moda e il gruppo delle macchine elettriche. Per la meccanica e mezzi di trasporto, nonostante l’ultimo trimestre dell’anno abbia segnato una variazione negativa, la media annua segna un incremento rispetto al 2016, grazie all’andamento nei primi nove mesi dell’anno. Cresce meno dello scorso trimestre la produzione dell’industria alimentare. E’ in campo positivo anche il trend del gruppo legno-mobili, carta, stampa, che in termini di media annua risente dell’andamento negativo del primo trimestre 2017. Negli ultimi tre mesi dell’anno la produzione dell’aggregato altre industrie ,che comprende la chimica e la lavorazione dei minerali non metalliferi, dopo la contrazione del periodo autunnale, ricomincia a crescere. Proseguono gli incrementi della produzione per l’industria dei metalli, che chiude l’anno con un valore medio superiore all’anno precedente.

Coerentemente ai dati Istat, il fatturato estero registra aumenti diffusi, che hanno coinvolto anche le imprese di minori dimensioni e il limitato numero di imprese artigiane esportatrici. La variazione più elevata si riscontra per l’industria metallurgica, seguita dall’aggregato altre industrie, tra le quali è compresa la chimica. Per quanto riguarda gli ordini, risultano migliori le richieste provenienti dall’estero, in aumento per tutti i settori che esportano, mentre per l’interno meccanica-automative e macchine elettriche segnalano riduzioni.

Per i prossimi tre mesi, i giudizi delle imprese sono orientati più alla prudenza, con saldi positivi tra chi prevede la variabile in crescita e chi in calo, ma più bassi rispetto al trend congiunturale, soprattutto per quanto riguarda gli ordinativi. Se l’andamento della produzione per l’ultimo trimestre del 2017 è stato positivo per la maggior parte dei settori, le previsioni per il prossimo trimestre risultano più diversificate e sono comunque orientate ancora verso stabilità e cautela.

L’artigianato manifatturiero cresce meno dell’intero settore, con un andamento particolarmente positivo per le imprese che esportano. Tutti gli indicatori crescono, ma a livelli inferiori di quanto succede in regione, fatta eccezione per quelli riferiti al mercato estero: aumenta del +4,5% il fatturato registrato dalle imprese artigiane che vendono all’estero (contro il +0,6% della regione), così come maggiore è la variazione degli ordini esteri (+3,2%, contro il +1,1% della regione).

Dal punto di vista della consistenza, le imprese artigiane sentono il peso della crisi, con una riduzione nel numero relativamente più rilevante rispetto al complesso delle imprese attive al registro delle imprese. In 10 anni sono calate di oltre 1.600 unità, corrispondenti ad un -15,8%, contro la riduzione comunque forte della totalità delle imprese attive del -8,4%. La riduzione registrata nel 2017 è stata di 117 unità, quindi in leggero ridimensionamento rispetto alla media dell’ultimo decennio (165), ma sempre più pesante al confronto con la totalità delle imprese (-1,3% contro il -1,1%).

La forma giuridica prevalente è ancora la impresa individuale, rappresentando più dei tre quarti dello stock, e la percentuale cresce se si considerano solo le nuove iscrizioni: 8 nuove imprese su 10 la preferiscono ancora.

Tra le 8.767 imprese artigiane attive al 31 dicembre 2017, 693 possono essere definite giovanili, vale a dire l’8%. Ma per le nuove iscrizioni le percentuali migliorano. Il tentativo di tenuta del settore sembra provenire proprio dai giovani: una nuova impresa su quattro nel 2017 è under 35. Dalla maggior presenza di giovani tra le nuove iscrizioni, potrebbe arrivare un indirizzo di apertura al nuovo, che spesso vuol dire tecnologia. Tra le attività più scelte dai giovani che hanno aperto una ditta artigiana nel 2017 a Ferrara, ancora l’edilizia, che potrebbe sottintendere anche ad attività con impianti innovativi, ma anche i più classici: pizzerie con asporto, cura alla persona, sartorie, taxi, giardinieri.

In territorio ancora negativo il commercio, a causa soprattutto dai comparti al dettaglio. Più consistente la riduzione delle vendite per el comparto dei prodotti alimentari (-3,9%), con un peggioramento nella riduzione delle vendite nella grande distribuzione, trend riscontrato già all’inizio del 2017 e confermato per tutto l’anno, ma che ora tende ad eguagliare per entità quello dei prodotti alimentari. Si attenua nell’ultimo trimestre solo la contrazione delle vendite nel commercio al dettaglio di prodotti non alimentari. In generale tutti gli indicatori risultano di più basso profilo rispetto quanto rilevato per l’intera regione.

Con giacenze in prevalenza adeguate e una quota di imprese che le continua a giudicare esuberanti in crescita, soprattutto nel comparto della grande distribuzione, le aspettative delle imprese commerciali per le vendite del primo trimestre del 2018 non sembrano migliorare.

La crisi impatta anche sulla numerosità. Nel corso del 2017 è il settore che ha registrato la riduzione più consistente nel numero di imprese attive. A fronte di una lieve diminuzione delle chiusure, calano soprattutto le aperture (-21,3% rispetto all’anno precedente), con saldi sempre negativi, in peggioramento, in tutti i comparti. La quota di imprese del settore sul totale delle imprese attive si riduce di qualche decimale, rappresentando ora il 21,4% del totale.

Dal primo trimestre del 2015 al terzo trimestre del 2017, per undici trimestri, il settore delle costruzioni ha registrato i primi segnali di recupero, ma l’anno si è concluso con un volume d’affari che ha ricominciato a ridursi (-3,7%), dopo il trend in aumento che aveva comunque evidenziato rallentamenti sin dall’inizio dell’anno. Nonostante questa caduta, la media delle variazioni dell’anno rimane positiva, dimezzandosi rispetto al 2016 (+1,2% contro il 2,4%).

Al confronto con il trimestre precedente la produzione è cresciuta solo per il 5% delle imprese del settore, quando lo scorso anno, avevano dichiarato l’aumento quasi i due terzi del campione. La maggior parte delle imprese, ha stimato una produzione stabile sia al confronto del trimestre precedente che allo stesso periodo dell’anno scorso (94%). Tutti gli indicatori, anche quelli riferiti al comparto dell’imprese artigiane del settore, risultano peggiori rispetto alle altre province della regione, evidenziando una repentina inversione di tendenza, dovuta probabilmente all’esaurimento della domanda legata alle ricostruzioni post sisma.

Migliori invece le previsioni. Quasi la metà delle imprese del campione (il 48%) prevede per il primo trimestre del 2018 un volume d’affari in aumento e per una quota di poco inferiore (46%) sarà invariato, rispetto al precedente.

La contrazione del numero delle unità del settore si è accentuata rispetto allo scorso anno. Le chiusure risultano in calo, ma rimangono di molto superiori alle iscrizioni (sempre in contrazione) con un saldo in peggioramento, per tutte le forme giuridiche. Il trend sembra non interessare le imprese straniere il cui numero di iscrizioni ha ripreso a crescere a fronte di un numero di chiusure inferiore all’anno precedente. Diminuiscono anche le imprese artigiane del settore, con un numero di chiusure di molto superiore alle aperture.

Allo stesso tempo il mercato immobiliare nel corso 2017 ha confermato il trend positivo evidenziato già dal 2015: il numero di transazioni del mercato residenziale ferrarese ha proseguito la risalita, con un’intensità maggiore rispetto all’ambito nazionale e al dato regionale. Nel comune capoluogo, dove ormai è il quarto anno consecutivo che si registrano incrementi, la variazione è stata leggermente più intensa del dato provinciale. Sembra si stiano così progressivamente esaurendo le indicazioni in negativo degli ultimi anni, anche se siamo ancora bel al di sotto dei volumi che si rilevavano dieci anni fa: a fronte delle 3.685 transazioni normalizzate del 2017, nel 2011 se ne contavano 4.342. L’andamento provinciale risulta in crescita anche per quanto riguarda il mercato non residenziale, con incrementi relativi sempre maggiori rispetto agli altri ambiti territoriali di riferimento, fatta eccezione per la destinazione agricola.

Alla fine dell’anno i risultati del turismo hanno confermato il buon andamento dei mesi precedenti. Nel complesso della provincia gli arrivi sono cresciuti (+7,5%), con un aumento sia del turismo nazionale sia di quello straniero. Per quanto riguarda le presenze (numero di pernottamenti) i dati diffusi dalla regione evidenziano aumenti relativi più consistenti (+15,6%), che comportano una permanenza media maggiore, in particolare per quanto riguarda il turismo italiano e la costa. Il numero di notti per turista rimane invece stabile per le strutture alberghiere e il comune capoluogo.

I dati riferiti ai Lidi comacchiesi registrano le variazioni più consistenti negli arrivi, e ancor di più nelle presenze sia di italiani che di stranieri, grazie anche ad un’estate calda che ha permesso una delle stagione più positive degli ultimi anni. In città, prosegue il buon andamento, con incrementi soprattutto nei pernottamenti di italiani e negli arrivi del turismo straniero. Risultano in crescita anche i dati riferiti al comune di Cento, dove si registra un calo solo dei pernottamenti degli stranieri (-12,1%).

Migliorano inoltre i dati riferiti ai soli esercizi alberghieri in tutti gli ambiti territoriali presi in considerazione, ad eccezione per il numero di arrivi nei comuni più piccoli della provincia, dove calano i turisti stranieri.

Per quanto riguarda le provenienze dei turisti si segnala la Lombardia come prima regione per la città e per gli altri comuni più piccoli, mentre l’Emilia-Romagna lo è per i Lidi di Comacchio. Sul fronte dei paesi stranieri la Germania è lo stato da cui provengono più turisti sulla costa, dove il numero di pernottamenti di tedeschi è superiore a quello dei lombardi, e la Cina è la provenienza più diffusa per la città, pur registrando una lieve contrazione rispetto lo scorso anno. Gli incrementi più rilevanti dei pernottamenti a Ferrara città, si registrano per i turisti turchi, indiani e polacchi.

I dati di demografia delle imprese rilevano più unità locali, più società di capitale, meno imprese individuali nel commercio, in agricoltura e nelle costruzioni. Nel corso del 2017 le imprese ferraresi, riducendo ancora il numero di iscrizioni e accelerando il ritmo in diminuzione delle chiusure, hanno raggiunto quota 35.530 unità. Questo a causa delle 1.827 nuove imprese che purtroppo non riescono a compensare le 2.107 cessazioni producendo così un saldo negativo di 280 imprese, più contenuto rispetto all’anno precedente (-324). A fronte di una diminuzione delle sedi, a Ferrara crescono le localizzazioni, anche di imprese con sede al di fuori della provincia.

Se il bilancio del 2017 è meno negativo dell’anno precedente, lo si deve anche alle imprese di giovani e stranieri, i cui saldi continuano ad essere positivi. Sempre in crescita le società di capitali, in tutti i settori delle attività economiche, mentre si riduce il numero delle altre forme giuridiche; se in termini assoluti le imprese individuali registrano il calo più consistente, in termini relativi le società di persone rilevano la contrazione percentuale più grave.

Dal punto di vista dei settori, la più ampia riduzione si ha nel commercio (-138), con un peggioramento rispetto al 2016, seguono agricoltura, costruzioni e manifattura con saldi negativi, ma in miglioramento. Segnali positivi solo dai settori dei servizi, in primo luogo dalle attività finanziarie e assicurative, seguite dell’aggregato del noleggio, delle agenzie di viaggio e dei servizi di supporto alle imprese, quindi dalla crescita delle attive nella sanità e assistenza sociale, con saldi migliori ai valori rilevati lo scorso anno. Chi invece rallenta la crescita sono i servizi di alloggio e ristorazione e le attività artistiche, sportive di intrattenimento.

Dal lato del credito, i dati di Banca d’Italia registrano ancora miglioramenti, che coinvolgono in misura diversa le varie componenti dell’economia del territorio. A dicembre 2017 il valore complessivo dei prestiti concessi ha confermato la velocità di crescita rilevata nei 3 trimestri precedenti (+1,3%). In particolare crescono i prestiti alle imprese medio grandi (con un’intensità in aumento) e alle famiglie consumatrici. Per quest’ultimo comparto l’aumento trimestrale risulta un po’ in frenata. Da segnalare l’inversione del trend negativo dei finanziamenti per il settore delle imprese di minor dimensione ed in particolare la crescita sostenuta per il comparto delle «famiglie produttrici». Si registra un rallentamento della crescita dei depositi, dovuto sia al settore delle famiglie sia al comparto, più limitato, delle imprese, la cui incidenza sale, rimanendo inferiore al 18% del totale e minore alla quota della regione (circa il 30%). L’andamento, pur in linea con quanto rilevato in Emilia-Romagna, evidenzia variazioni positive molto più contenute.

Nel 2017 è proseguita la contrazione dei protesti sia per numero che per valore, registrata soprattutto per i vaglia cambiari e per le tratte non accettate, il cui valore assoluto incide relativamente poco sul totale. Hanno invece ricominciano a crescere invece gli assegni bancari, il cui trend positivo è stato totalmente compensato dalle riduzioni delle altre componenti.

Le sentenze di fallimento diminuiscono, in particolare tra le attività del terziario. Il dato annuale è più basso anche di quanto registrato nel 2012, anno del sisma. Ogni diecimila imprese registrate sono 13 i fallimenti, e il rapporto risulta più basso sia al dato regionale (19), che a quello nazionale (18).

Nel 2017 si sono inoltre registrate 412 aperture di scioglimenti e liquidazioni volontarie, 48 in meno rispetto allo scorso anno (-9,9%). La contrazione risulta più accentuata rispetto all’ambito nazionale e di poco inferiore al dato regionale. Tra i settori prevalgono le diminuzioni, mentre solo i comparti delle costruzioni, della logistica e i servizi alle imprese rilevano aumenti. Risulta ridimensionato anche il numero delle procedure nel commercio, settore dove si concentra ancora la consistenza più rilevante di procedure.

Proseguono i segnali di miglioramento per il mercato del lavoro. Secondo la rilevazione Istat sulle forze di lavoro a Ferrara, calano le persone in cerca di occupazione, passate da oltre 17mila a 15mila, mentre aumentano gli occupati, meno di quanto avvenuto nel corso del 2016 (+1.500 unità a fronte di +1.620 nel 2016), con una variazione percentuale inferiore solo di un decimale (+1,0% contro il +1,1% del 2016). Il tasso di occupazione così cresce (67,6%), in particolare per quanto riguarda la componente maschile con l’indicatore che sale di oltre un punto percentuale, mentre per quanto riguarda le donne l’aumento è di soli 0,6 punti.

Il tasso di disoccupazione continua a diminuire, tornando ad un valore a una cifra, inferiore al dato medio dell’Italia. Rimane invece superiore all’11% la disoccupazione femminile, diminuita in un anno di solo 3 decimi di punto. Al contrario di quanto accade in Italia, in regione e a Ferrara città, il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) è cresciuto, passando dal 31,2% del 2016 al 34,7%, quando lo scorso anno era calato di quasi 10 punti percentuali. L’ultimo valore registrato è ora allo stesso livello del dato medio italiano.

Prosegue la diminuzione della popolazione inattiva, trend evidenziato quest’anno per tutti i generi, quando lo scorso anno era stato registrato soprattutto dalla componente maschile.

Segnali di miglioramento anche dal ricorso agli ammortizzatori sociali. Nel 2017 cala il valore delle ore autorizzate per le aziende ferraresi in tutte le tipologie di cassa integrazione guadagni, in particolare quelle riferite ad ordinaria e deroga. Sono state richieste dalle imprese ferraresi 1,8 milioni di ore, prevalentemente in straordinaria (-31,4%), tornando ad un livello di valori complessivi pre-crisi. Anche in regione e in Italia le ore risultano in diminuzione, più intense solo per quanto riguarda la straordinaria. La contrazione registrata a Ferrara per l’ordinaria ha interessato soprattutto le imprese meccaniche (oltre i due terzi del totale), così come accade per la straordinaria, dove, nel complesso, diminuiscono le richieste di ore per la riorganizzazione e la crisi, mentre crescono quelle per la «solidarietà». La deroga rappresenta ora appena il 5% del monte ore complessivo.

Al 1° gennaio 2018 si stima che la popolazione della provincia sia in calo rispetto allo scorso anno di circa 1.300 unità. Aumentano invece i residenti stranieri, che superano le 31mila unità.

Dopo sei anni, il 2017 è stato caratterizzato da una parziale tenuta del numero di nati (cresciuti di qualche decina di unità), ma allo stesso tempo si registra anche un aumento consistente dei decessi, tornati al di sopra delle 5.000 unità. Il saldo naturale raggiunge così un ulteriore record negativo. Risultano in aumento anche i nati da cittadini stranieri, che rappresentano più di un quinto delle nascite complessive.

Il saldo migratorio, frutto di un numero di iscrizioni triplo a quello delle cancellazioni e in forte aumento rispetto allo scorso anno, rappresenta comunque poco più della metà di quello conseguito nel 2010, momento di massimo storico per i flussi migratori internazionali per Ferrara.

Gli stranieri residenti, registrati presso le anagrafi comunali, al 1° gennaio 2018 rappresentano il 9% della popolazione totale (era l’8,6% nel 2016).

Nel 2017 l’andamento positivo del movimento migratorio, non sufficiente a coprire il corrispondente saldo negativo di nascite e morti, determina una riduzione del -3,9 per mille della popolazione residente a Ferrara. Lo scorso anno la variazione negativa è stata più accentuata, pari al -8,7 per mille e corrispondente a –3.074 unità. A livello nazionale la diminuzione relativa è stata pari al -1,6 per mille.

Allo stesso tempo, non arretra il processo di invecchiamento, assoluto e relativo. Gli ultrasessantacinquenni sono il 27,7% della popolazione ferrarese (la percentuale italiana si ferma al 22,6%); quelli di 80 anni il 9,1%. Oltre metà della popolazione ha più di 50 anni.

In diminuzione risultano sia la popolazione in età attiva (15-64 anni) sia quella fino a 14 anni di età.

L’indice di vecchiaia, il rapporto tra under 14 e over 64, sale al 252,0%. Berra, Jolanda di Savoia, Ro e Copparo, i comuni con i valori più elevati, mentre i territori con gli indicatori più bassi sono localizzati nell’Alto ferrarese (Cento, Poggio Renatico, Terre del Reno).

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