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Comunicato Stampa n. 45 - 31 agosto 2017

— archiviato sotto:
ultima modifica 11/09/2017 08:45

Govoni: “Bisogna tornare ai fondamentali, mettere da parte le false prospettive della finanza e ripartire dalle imprese, le uniche ad assicurare occupazione” “E’ DALLE IMPRESE CHE PASSA LA VIA DEL FUTURO, CON L’AUTOREVOLEZZA DEI FATTI E IL CORAGGIO DELLE IDEE” Venerdì 3 novembre il grande evento della Camera di commercio per riconoscere all’impresa il ruolo che merita. Presenti rappresentanti del Governo, delle istituzioni locali, di Unioncamere e i vertici delle associazioni delle imprese e dei lavoratori

 

Non c’è dubbio che la competitività dell’Italia (e di Ferrara) risieda soprattutto nelle imprese, nel rispetto e nella valorizzazione dei lavoratori, nella contaminazione tra valore economico e valore sociale, nella relazionalità, nella capacità delle start up di trarre vigore dai territori e dalle comunità e di trainarli nel proprio cammino verso il mondo, nelle dinamiche partecipative e nella cultura della cittadinanza, nelle consuetudini antiche che alimentano parte della sharing economy, nella fitta rete di relazioni strutturali del miglior made in Italy — tra produttori, fornitori, consumatori — alimentate e arricchite anche grazie al web e ai social network che creano nuovi ruoli.

Sarà questa una delle considerazioni del convegno “E’ dalle imprese che passa la via del futuro, con l’autorevolezza dei fatti e il coraggio delle idee”, promosso dalla Camera di commercio ed in programma venerdì 3 novembre, a cominciare dalle ore 9.30, presso la sala Conferenze dell’Ente di Largo Castello. “Bisogna tornare ai fondamentali - ha sottolineato Paolo Govoni, presidente della Camera di commercio - mettere da parte le false prospettive della finanza e ripartire dalle imprese, le uniche ad assicurare occupazione, ben sapendo il nostro anello debole dato dai giovani, dalle donne e dai lavoratori più anziani. La competizione di oggi si chiama Innovazione e Cambiamento, non può esserci innovazione senza che qualcuno un po’ folle, e forse inconsapevole, decida di correre il rischio e di investire per cambiare l’ordine delle cose. Questo individuo un po’ folle – ha concluso il presidente della Camera di commercio - uomo o donna, giovane o meno che sia, è l’imprenditore”.

Presenti all’evento della Camera di commercio rappresentanti del Governo, delle istituzioni locali, di Unioncamere nonché i vertici delle associazioni territoriali delle imprese e dei lavoratori che, partendo dai dati del Centro studi delle Camere di commercio italiane, si confronteranno su proposte concrete per far crescere l’occupazione e accompagnare le trasformazioni del tessuto imprenditoriale.

Manca infatti per la Camera di commercio una cultura a favore dell'impresa, come dimostra il Rapporto 2015 della Banca mondiale: l’Italia si posiziona al 56° posto per la facilità di fare impresa; un italiano che voglia fondare un’impresa impiega 10 giorni contro la mezza giornata necessaria per una sola procedura in Nuova Zelanda; c’è una scarsa propensione al rischio e una stigmatizzazione esasperata del fallimento; la definizione completa di un procedimento civile in Italia è di quasi 8 anni (ultima tra i paesi UE) contro una media nei paesi OCSE di 2 anni e 2 mesi. E ancora: il costo per aprire un’impresa in Italia è di 3.783 euro contro i 93 euro della Danimarca; la quota dei giovani in cerca di lavoro è la più alta d’Europa; solo il 5% degli imprenditori italiani ha meno di 40 anni. Eppure, in Europa, tra il 2011 e il 2016, nonostante la crisi e un aumento della disoccupazione, le Piccole e Medie imprese hanno creato quasi 2 milioni di nuovi posti di lavoro.

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